Infermiere di comunità e nuove assunzioni in sanità

Una delle novità dell’ultimo Dl Rilancio è quello di creare infermieri di famiglia e di comunità che rientreranno nei quasi 10mila posti previsti dal decreto prima tempo determinato e poi eventualmente dal nuovo anno a tempo indeterminato. L’obiettivo è quello di andare a incrementare l’assistenza anche domiciliare per i malati di Covid-19.

Il decreto prevede che queste assunzioni vadano a coprire quasi 10mila posti degli infermieri di famiglia, quindi 8 ogni 50mila abitanti, anche a tempo indeterminato.

Non solo infermieri di famiglia perché con il decreto Rilancio sono previste anche assunzioni di personale sanitario militare, come accaduto con il Cura Italia quindi anche di medici.

Il decreto Rilancio prevede le assunzioni di infermieri per quasi 10mila posti anche a tempo indeterminato. Abbiamo parlato di infermieri di famiglia in particolare e questo rientra nel piano di rafforzamento della rete sanitaria al livello territoriale. In particolare si legge nel decreto all’articolo 1 quanto segue:

“Al fine di rafforzare l’offerta sanitaria e sociosanitaria territoriale, necessaria a fronteggiare l’emergenza epidemiologica conseguente alla diffusione del virus SARS-Cov-2 e finalizzata ad una presa in carico precoce dei pazienti contagiati, dei pazienti in isolamento domiciliare obbligatorio, dimessi o paucisintomatici non ricoverati e dei pazienti in isolamento fiduciario, le regioni e le province autonome adottano piani di potenziamento e riorganizzazione della rete assistenziale. I piani di assistenza territoriale contengono specifiche misure di potenziamento dell’attività di sorveglianza attiva effettuata a cura dei Dipartimenti di Prevenzione in fattiva collaborazione con i medici di medicina generale, pediatri di libera scelta e medici di continuità assistenziale nonché con le Unità speciali di continuità assistenziale, indirizzate a un monitoraggio costante e a un tracciamento precoce dei casi e dei contatti, al fine della relativa identificazione, dell’isolamento e del trattamento.”

 

A tal fine, sempre nell’articolo, si stabilisce che Regioni e Province possono stipulare contratti di locazione con alberghi e altre strutture idonee per quanto stabilito dal primo comma oltre a implementare l’assistenza domiciliare e la sorveglianza delle RSA (Residenze di Sorveglianza Assistita). Fino ad arrivare al comma 5 in cui si fa riferimento, proprio allo scopo di cui al comma 1,  ovvero all’assunzione di infermieri:

“Al fine di rafforzare i servizi infermieristici, con l’introduzione altresì dell’infermiere di famiglia o di comunità, per potenziare la presa in carico sul territorio dei soggetti infettati da SARS-CoV-2 identificati COVID-19, anche supportando le Unità speciali di continuità assistenziale e i servizi offerti dalle cure primarie, nonché di tutti i soggetti di cui al comma 4, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, in deroga all’articolo 7 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, possono, in relazione ai modelli organizzativi regionali, utilizzare forme di lavoro autonomo, anche di collaborazione coordinata e continuativa, con decorrenza dal 15 maggio 2020 e fino al 31 dicembre 2020, con infermieri che non si trovino in costanza di rapporto di lavoro subordinato con strutture sanitarie e socio-sanitarie pubbliche e private accreditate, in numero non superiore a otto unità infermieristiche ogni 50.000 abitanti. Per le attività assistenziali svolte è riconosciuto agli infermieri un compenso lordo di 30 euro ad ora, inclusivo degli oneri riflessi, per un monte ore settimanale massimo di 35 ore.”

 

Discorso simile per quanto riguardo i 10mila infermieri a tempo indeterminato:

“Per le medesime finalità, a decorrere dal 1° gennaio 2021, le aziende e gli enti del Servizio Sanitario Nazionale, possono procedere al reclutamento di infermieri in numero non superiore ad 8 unità ogni 50.000 abitanti, attraverso assunzioni a tempo indeterminato e comunque nei limiti di cui al comma 10.”

Non solo infermieri di famiglia perché le assunzioni riguardano come detto anche il comparto militare e anche i medici.

Nel decreto Rilancio per la parte che concerne il ministero della Difesa sono previste poi le assunzioni di medici e infermieri militari secondo quanto già stabilito dal decreto Cura Italia di marzo.

In particolare a stabilirlo è l’articolo 19, “Funzionamento e potenziamento della Sanità militare”, in cui si legge che le assunzioni riguarderebbero il personale della Marina militare, dell’Aeronautica militare e dell’Arma dei carabinieri nelle misure di seguito stabilite per ciascuna categoria e Forza armata:

  • 70 ufficiali medici con il grado di tenente o grado corrispondente, di cui 30 della Marina militare, 30 dell’Aeronautica militare e 10 dell’Arma dei carabinieri;
  • 100 sottufficiali infermieri con il grado di maresciallo, di cui 50 della Marina militare e 50 dell’Aeronautica militare.

Dunque 70 medici e 100 infermieri del grado di tenente e maresciallo rispettivamente afferenti alla Marina, Aeronautica e Carabinieri.

Per partecipare e rientrare nelle assunzioni di infermieri e medici previste dal decreto Rilancio per l’emergenza COVID-19 sarà necessario presentare sul portale del ministero della Difesa la domanda di partecipazione entro 15 giorni dalla pubblicazione delle procedure di arruolamento da parte della Direzione generale del personale militare sullo stesso sito. Gli arruolamenti sono perfezionati entro i successivi 20 giorni. Ancora si legge nel decreto Rilancio che:

periodi di servizio prestato ai sensi del presente articolo nonché quelli prestati ai sensi dell’articolo 7, comma 1, del decreto-legge n. 18 del 2020 costituiscono titolo di merito da valutare nelle procedure concorsuali per il reclutamento di personale militare in servizio permanente appartenente ai medesimi ruoli delle Forze armate.”

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